Interviste

Luca Stival: una “giovane” voce del luppolo veneto

Le iniziative di coltivazione di luppolo in Italia sono in continua crescita: infatti, anche se sono ancora pochissimi i birrifici che si avvalgono di materie prime coltivate e trasformate localmente, l’interesse da parte dei consumatori e dei birrai verso ingredienti nazionali è sempre maggiore. Forse, anzi quasi certamente, la prossima rivoluzione della birra artigianale italiana sarà proprio sulla coltivazione interna di cereali e luppoli, così come dell’intera realizzazione di una filiera tricolore, Made in Italy al 100%, così come avviene per gli altri prodotti alimentari definiti “italiani”

 

Tra i tanti neo-luppolicoltori oggi abbiamo voluto dare spazio ad una voce davvero giovane, quella di Luca Stival, poco più che ventenne, che con grande entusiasmo e determinazione ha voluto investire e scommettere nelle potenzialità della “pianta lupo”. Una esperienza condotta, in realtà, non da solo, ma con il supporto della cooperativa Luppolo & Co, di cui abbiamo già parlato sulle nostre pagine.

 

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Vi portiamo, quindi, virtualmente in Veneto, precisamente in provincia di Treviso, ed ancor più nel comune di Godega, fino alla frazione di Pianzano. Ad aspettarci Luca, la sua azienda Palazzo Cavalieri ed i suoi luppoli.

Luca, perché ti sei lanciato nella coltivazione del luppolo e come ti sei formato in materia?

Il mio interesse per il luppolo nasce in realtà dai miei recenti studi superiori, presso l’Istituto Enologico Cerletti, che ho da pochi mesi terminato. Studiando le varie colture ed il mercato e su consiglio di un mio professore ho deciso di avviare un percorso di approfondimento personale ed iniziare, così, la coltivazione in piccolo. Ho da subito conosciuto la cooperativa Luppolo e Co., a cui ho da poco aderito, e da varie fonti, tra cui Hops Farmer, il notiziario della filiera del luppolo in Italia, ho costruito le mie conoscenze teoriche unite alla pratica in campo. Ho ancora tanto da scoprire, ma come per ogni cosa nuova tutto si matura giorno dopo giorno, con l’esperienza.

Come è strutturata la tua azienda?

Il mio progetto è di costituire una azienda che si basa esclusivamente sulla produzione di luppolo. Quello attuale è il primo passo, l’obiettivo è quello di ampliare la mia produzione ed insieme al consorzio creare un nuovo mercato del luppolo italiano. Interessante in un futuro sarebbe la produzione anche di orzo e la successiva produzione di birra, che è già iniziata sperimentalmente.

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Ottenere un buon prodotto richiede un territorio ed un clima idoneo. Quali sono le varietà che meglio si adattano alla tua zona?

Sulla base delle mie esperienze e di quelle maturate dagli altri coltivatori ed enti di ricerca, si può affermare che i luppoli che si possono adattare alle caratteristiche della Pianura Padana sono sicuramente di varietà americane, considerando che le varietà tedesche ed inglesi soffrirebbero il caldo e non avrebbero una produzione adeguata. I miei terreni sono in zona di risorgive, quindi, abbastanza pesanti. Possono dare problemi di ristagni, ma in  primavera ed estate trattengono per molto tempo l’umidità, quindi aiutano la pianta a non soffrire la mancanza d’acqua anche se ovviamente quando necessario c’è bisogno di irrigazione e di fertirrigare.

Quindi, quali sono le varietà coltivate attualmente?

Attualmente coltivo solo Cascade, ma a settembre ho già in programma di piantare quasi un ettaro, le varietà sono Olympic ed in quantità maggiore Columbus. Ci sarà una ulteriore varietà in questo appezzamento, ma per ora non è ancora decisa.

 

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Quale è la superficie dell’impianto e quale è il tuo obiettivo di produzione?

Attualmente la superficie di impianto è di 5000 mq ed ovviamente la produzione è finalizzata alla vendita ai birrifici. Una minima parte è usata ora per farmi delle birre ed in futuro, magari affiancando un microbirrificio connesso, una parte del luppolo verrà utilizzata in azienda.

 

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I sistemi di raccolta, essicazione, conservazione sono essenziali per la lavorazione post raccolta. Tu come sei organizzato?

Assolutamente sì: si tratta di aspetti delicati e complessi, che se non gestiti correttamente possono compromettere la buona riuscita del raccolto. La raccolta è effettuata tramite un carro rialzato e vengono tagliate le piante intere, successivamente la lavorazione avviene da Luppolo Verde di Federico Comel, anche egli facente parte di Luppolo e Co., che effettuerà la separazione dei coni,  l’essiccazione, la pellettizzazione e la messa nei sacchi sottovuoto.  Il luppolo viene poi conservato in celle frigo. Dal prossimo anno, con l’aumento della produzione, effettuerò l’acquisto di una cella frigorifera per lo stoccaggio e di una macchina Wolf per la separazione dei coni in azienda, in modo da facilitare i successivi processi.

 

Maggiori informazioni sul luppoleto di Luca Stival al profilo Instagram aziendale @palazzocavalieri

 

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