Coltivazione

Gestione del luppoleto: le fitopatologie fungine

La coltivazione del luppolo, pur apparendo piuttosto semplice a livello di gestione colturale grazie alla elevata vigoria della pianta, risulta in realtà condizionata dalla presenza di molte fitopatologie della coltura. In Italia, inoltre, risultando ancora registrati pochissimi prodotti fitosanitari impiegabili sul luppolo, la difesa risulta ancor più ostica e deve, quindi, prendere in considerazione non solo trattamenti con principi attivi fitosanitari, ma basarsi prevalentemente sulla corretta gestione agronomica e sugli interventi preventivi.

Riportiamo, di seguito, una carrellata dettagliata delle principali malattie di origine fungina che possono attaccare le piante, dando anche indicazioni di massima sulle modalità di lotta.

  • Finta muffa (Pseudoperonospora humuli): i primi sintomi della patologia si manifestano in primavera, colpendo in particolar modo i nuovi germogli che mostrano crescita stentata, ridotta distanza tra i nodi e presentano il caratteristico aspetto a “candela” dell’estremità superiore, dovuto alla scarsa capacità di crescere in altezza del getto apicale e la tendenza ad emettere getti laterali dall’ascella fogliare più alta. La patologia si può verificare sia in piene fioritura, causando una ridotta formazione di fiori, che durante lo sviluppo del cono causando un imbrunimento e secchezza dello stesso con conseguente necrosi, che può portare anche a grosse perdite economiche. Vengono inoltre colpite le foglie che diventano decolorate con lesioni visibili in prossimità delle nervature e agli apici e presentano inoltre visibili necrosi dalla forma angolare. Il suo sviluppo è favorito da temperature miti intorno ai 20 °C, temperatura minima superiore ai 5 °C, e una umidità superiore al 70 %. La lotta si basa sull’utilizzo di varietà resistenti, l’adozione di potature per la gestione della chioma, l’adozione dello stripping, l’eliminazione di piante infette e la prevenzione della formazione di sacche di umidità e di ristagni.

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  • Oidio (Podosphaera macularis): è una delle fitopatie più dannose che può portare ad una completa perdita del raccolto. I sintomi si manifestano sia sulle foglie, che si presentano deformate con bolle e con il caratteristico feltro biancastro costituito da ife, sia sui coni, che diventano deformi, presentano muffa bianca e possono assumere una colorazione bruna inseguito alla morte dei tessuti . Lo stress indotto dall’attacco può provoca anche una maturazione precoce portando cosi ad un’ingente perdita del raccolto. La malattia è favorita da temperature miti tra i 16-18 °C e elevati tassi d’ umidità. La lotta può essere effettuata utilizzando varietà resistenti o tolleranti come ad esempio il Nugget Fuggle e Cascade, effettuando una corretta gestione della concimazione azotata e della chioma, per evitare un’eccessiva vigoria della pianta favorevole allo sviluppo del fungo, e attraverso l’applicazione di fungicidi in primavera. Per disinfettare le parti vegetali colpite si può usare del bicarbonato di sodio.

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  • Vera muffa (Sphaerotheca humuli): si presenta come uno strato biancastro sulla pagina superiore della foglia. I fiori e coni tendono ad appassire. La lotta si basa sulle medesime modalità di intervento specificate per Pseudoperonospora humuli.

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  • Muffa grigia o Botrite (Botrytis cinerea): i sintomi sono rappresentati da muffa grigia sulla foglia e sulla punta del cono. Questa patologia determina una riduzione in contenuto di luppolina del cono. Si sviluppa in ambiente umido.

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  • Peronospora (Phytophtora citricola): si moltiplica grazie ad oospore e provoca marciumi al colletto e all’apparato radicale. Sulle foglie si riscontrano macchie di forma abbastanza regolare, con alone brunastro che le delimita in modo netto. la parte interna della macchia necrotizza ed assume una colorazione rossastra ricoprendosi di piccole pustole nerastre (picnidi), generalmente disposte in modo concentrico, che rappresentano gli organi di diffusione del fungo. Risulta pericoloso in suoli poco drenati e con falda alta. La lotta contro il marciume nero radicale si basa sulla prevenzione dei ristagni idrici e l’impiego di adeguati volumi irrigui; il controllo diretto può essere effettuato ricorrendo all’utilizzazione di idonei fungicidi quali quelli a base di rame. Nel periodo compreso tra il 1920 e il 1960 questa malattia ha provocato il dimezzamento del numero di piante coltivate in Nuova Zelanda.

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  • Verticillosi (Verticillium spp.): la gravità dei sintomi dipende dall’aggressività del fungo, dalla varietà e dall’ambiente. Le verticcillosi possono provocare ingiallimenti delle foglie basali con successiva necrosi, fino a portare alla completa moria della pianta. Sono funghi in grado di penetrare nelle radici alterando il flusso xilematico. Permangono nel terreno per lungo tempo dai 4 a 15 anni. La lotta si basa sulla scelta delle varietà resistenti, come Cascade e Perle, è consigliabile effettuare rotazioni molto lunghe, ed è importante ridurre le concimazioni azotate.
  • Carbonchio della punta del cono: causato da due specie di funghi, il “Fusarium avenaceum” e il “Fusarium sambucinum“, la cui crescita è favorita dall’umidità, quindi evitare di bagnare la pianta ma solo il terreno. L’infezione parte dalla punta, che diventa marrone, e arriva fino allo stelo.

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  • Muffa rossa distale (Phacidiopycnis spp.): si inserisce nelle ferite della corteccia del luppolo e causa diversi problemi alla pianta come: indebolimento e ingiallimento, i rizomi e le radici presentano una crescita contorta, la corteccia diventa marrone, gli organi interni diventano rossicci. Per risolvere i problema, eliminare le parti afflitte dal fungo.

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