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La nascita del Cascade, il luppolo che cambiò la birra per sempre.

 

L’avvento del Cascade, luppolo dall’aroma floreale, speziato, con note che spesso ricordano il pompelmo, ha totalmente rivoluzionato il modo di fare birra in tutto il mondo. Nonostante sia stato introdotto sul mercato statunitense soltanto nei primi anni 70, la sua storia comincia quasi mezzo secolo prima, quando un commerciate in formaggi di New York, George Segal, scoprì i fiori di luppolo in un negozio di dolciumi nei primi anni venti in pieno proibizionismo. Nacque lì il suo interesse per questa pianta e, dopo la fine delle leggi restrittive sul consumo e la produzione di bevande alcoliche negli Stati Uniti, nel 1941, cominciò a coltivarne alcune varietà, sfruttando alcuni terreni appositamente comprati a Malone, nello stato di New York. Luppoli tradizionali come l’americano Cluster, il tedesco Northen Brewer o l’inglese Bullion erano il suo fiore all’occhiello e gli permisero di espandere la sua attività. A Sonoma, in California, dopo aver acquistato alcuni appezzamenti di terra, fondò una cooperativa di coltivatori di Cluster. A Grandview, nello stato di Washington, vicino a Yakima, comprò cento acri di terreno tutti destinati alla coltivazione del luppolo.

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Nel 1950 George Segal morì improvvisamente in un ristorante di New York, mentre stava, ironia della sorte, sorseggiando una Ballantine IPA, una delle prime prodotte negli Stati Uniti già nel XIX secolo. Il controllo del Ranch passò così al figlio, ma sfortunatamente le coltivazioni vicino a New York furono devastate dal proliferare di una muffa patogena. Per peggiorare la situazione, su quelle colture fu usato un fungicida a base di cloro che rese la terra completamente arida e infruttifera. Così, dopo diciotto anni di successi, il figlio di George, John Segal, abbandonò definitivamente New York nel 1959 e spostò la sede principale dell’azienda a Grandview nella Yakima Valley.

Strenuo sostenitore dei luppoli americani, che non considerava affatto inferiori alle più blasonate varietà europee, John Segal nel 1968 si fece convincere da Chuck Zimmerman, un ricercatore del dipartimento per l’agricoltura degli Stati Uniti presso l’università di Washington che gli fornì i rizomi, a piantare nei suoi terreni una varietà di luppolo aromatica chiamata 56013. Questo luppolo fu originariamente coltivato dalla seconda metà degli anni cinquanta in Oregon, dove alcuni coltivatori furono sovvenzionati dal sottocomitato per la ricerca sul luppolo dell’Associazione birrai americana per sviluppare una pianta più resistente dei profumatissimi, ma fragili luppoli europei.

 

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Segal rimase fedele al luppolo 56013 che, nonostante avesse ricevuto ottime relazioni sull’aroma, suscitava poco interesse nei birrai americani, e continuò a coltivarlo fino a quando, per colpa di una malattia, la produzione dei luppoli da aroma, specialmente quelli tedeschi, fu fortemente ridotta e il loro prezzo schizzò alle stelle.

Nel 1972 la Coors Brewery, uno dei più importanti birrifici d’America, ordinò un primo quantitativo di luppolo 56013, ora chiamato Cascade in onore della catena montuosa ora famosa in tutto il mondo per l’eruzione incredibile del monte Sant’Elena del 1980. John Segal distribuì circa un milione di rizomi a coltivatori di luppolo statunitensi: il mondo si era finalmente accorto del Cascade.

Negli anni seguenti Segal firmò accordi per la fornitura del Cascade con Fritz Mayatag di Anchor Brewing Comapany di San Francisco, che usò questo luppolo per la prima Single Hop IPA con Dry Hop, la Liberty Ale. L’aroma agrumato tipico del Cascade divenne sinonimo di craft beer. Negli anni ottanta e novanta le American Pale Ale (APA) che non erano brassate col Cascade erano l’eccezione. Popolarissimo anche nella produzione di American IPA, rimane ancora oggi uno dei luppoli più usati in tutto il mondo.

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È impossibile immaginare l’odierno mondo birraio senza l’influenza del Cascade. Il successo di questo luppolo ha permesso ad altri luppoli americani dal pronunciato aroma agrumato, come l’Amarillo, dalle tipiche sfumature di mandarino, di essere sviluppate e commercializzate. Dobbiamo ringraziare la vista lunga di alcuni appassionati come John Segal e Chuck Zimmerman per averci creduto fino in fondo.

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